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Intervista con Luca Finazzo
Abbiamo il piacere di ospitare sul nostro blog Luca Finazzo. Luca è Istruttore Cinofilo Gentle Team © di S. Daniele del Friuli (UD). Luca ha un’esperienza particolare con i Galgo, i levrieri utilizzati in Spagna per la caccia a vista alla lepre. Purtroppo molti di questi splendidi levrieri vengono uccisi, quando non torturati, alla fine della stagione di caccia. Luca ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande per sensibilizzare i nostri lettori sulla vergognosa vita dei Galgo e per essere d’aiuto a chi ne ha adottato uno o pensa di farlo.
Buongiorno Luca e grazie per essere qui con noi. Vado subito al dunque. Il grande arrivo di cani dalla Spagna e il servizio dedicato di Edoardo Stoppa su Striscia La Notizia l’anno scorso hanno fatto un emergere, almeno in parte, l’esistenza dell’inferno dei Galgo. Molte persone però, quando sentono la parola “Galgo”, cascano dalle nuvole e non sanno di cosa si parla. Chi sono i Galgo?
Buongiorno. I Galgo sono i levrieri Spagnoli allevati e selezionati per la caccia a vista alla lepre. In Spagna i Galgueros (allevatori/cacciatori) non sparano alle prede con il fucile. Una volta individuata una lepre, liberano una coppia di Galgo e sono questi a rincorrere afferrare ed uccidere la preda.
Come si svolge la vita di un Galgo con il Galguero?
I Galgo non sono considerati cani o animali d’affezione. Sono trattati alla stregua di puro bestiame. I Galgueros non li considerano parte della famiglia o della loro vita ma semplice strumento di caccia. Ogni Galguero ha molti Galgo (normalmente anche oltre la decina) stipati in recinti, stalle, fin in bunker scavati nel terreno (affinché non gli vengano rubati da altri) che vengono liberati solo in occasione delle battute di caccia.
A che tipo di allenamento vengono sottoposti per la caccia alla lepre?
Non ci sono molti modi per poter addestrare un cane da caccia a vista. La genetica conta moltissimo e la costruzione fisica fa il resto. L’allevatore può agire solo su due aspetti: la resistenza e la deprivazione. Per aumentare la resistenza questi cani vengono legati a auto, moto, e veicoli in genere e fatti correre a ritmo sostenuto per chilometri e chilometri. La deprivazione invece consiste nell’isolare e privare il cane di qualsiasi stimolo e contatto tenendolo recluso, al fine di avere maggiore esplosività (come sfogo e scarico di stress) in occasione della sua unica uscita : la battuta di caccia.
Trovo tutto questo disumano. Al di là delle corse forzate, che forse sono la cosa che più resta impressa nel grande pubblico, trovo che la deprivazione sia l’aspetto più grave: significa privare un essere vivente della gioia per la vita e delle competenze per affrontarla. Quanto dura la “carriera” di un Galgo e come si conclude?
I Galgueros vogliono e ricercano questo. Un cane inesistente e silenzioso che si attiva nella attività di caccia. Come accennato, genetica e costruzione fisica sono determinanti. I Galgueros sono però persone che vivono principalmente in zone arretrate e non hanno grandi conoscenze e competenze. La “selezione” da loro operata non ha basi scientifiche. La tecnica utilizzata è quella di far riprodurre i cani a dismisura e cercare nel mucchio il campione. Il tempo di preparare i cani e testarli li porta alla sentenza di vita o di morte attorno ai due anni e mezzo. Chi dimostra doti viene usato nella caccia mentre i mediocri o non adatti vengono scartati. Per scartati si intende uccisi o abbandonati. Le modalità sono atroci e i numeri sono da non credere. Parliamo di 30-40 mila cani uccisi l’anno. La carriera di quelli graziati dura fino a quando non arriverà un nuovo cane con caratteristiche migliori.
Ho sentito dire che c’è addirittura la “tradizione” che quanto peggio ha cacciato un cane durante la stagione, tanto più perfida e atroce dev’essere la morte che il Galguero gli infligge, con agonie che a volte durano giorni. Puoi confermare?
Parliamo di persone che vivono in zone arretrate dove le tradizioni e le credenze sono radicate. Si pensa che più atroce sarà la morte inflitta al cane non idoneo, maggiore fortuna si avrà con i prossimi Galgo. Quelli che si sono fatti onore saranno uccisi con una morte piuttosto veloce, mentre gli altri verranno torturati e lasciati morire di stenti. La pratica della impiccagione agli alberi è forse quella più impressionante.
Sono senza parole. Il Governo spagnolo si sta muovendo? Sta facendo qualcosa?
Ci sono due realtà che convivono, come spesso accade in molti paesi. Partiamo con il dire che la Spagna in genere non dimostra particolare attenzione al benessere e tutela degli animali. Le leggi e le normative esistono, ma nelle zone degradate e di campagna non vi è interesse a farle rispettare. Infondo, … “sono solo cani”, purtroppo. Ultimamente, proprio grazie a servizi TV e alla azione di associazioni che operano in loco e in altri paesi, si sta accendendo un riflettore su questa situazione e anche i Galgueros sono meno liberi nelle loro azioni. Oggi molti di loro, invece di uccidere i cani (evitando il problema di occultarne i cadaveri) li portano in strutture che si occupano del loro recupero/salvataggio. Non è certo la soluzione ma qualche cosa si muove.
Ti riferisci alle cosiddette “perreras”?
Non proprio. Le Perreras sono una sorta di corrispondente ai nostri canili. In perrera entrano i cani trovati, abbandonati o che risultano tali ma, per effetto della normativa in vigore, i cani vengono soppressi legalmente se non reclamati entro breve tempo (qualche decina di giorni). Ma teoricamente non accolgono cani portati volontariamente. Le strutture alle quali mi riferisco sono rifugi gestiti da volontari e associazioni che si spendono poi per il ricollocamento presso famiglie. In genere famiglie estere, non spagnole. Molti di questi cani vengono infatti adottati attraverso adozioni internazionali.
E infatti vediamo sempre più Galgo anche qui in Italia. Tu, oltre che aver approfondito questa tematica, vivi con un Galgo di nome Ligero e sei un educatore cinofilo. Immagino che la vita di deprivazione e stenti che hai descritto prima abbia delle conseguenze significative sul carattere dei Galgo adottati. Quali sono i problemi principali che questi cani salvati dalla Spagna e i loro proprietari adottanti si trovano ad affrontare nella nuova convivenza?
Ho adottato Ligero quattro anni fa quando aveva due anni e mezzo circa. Attraverso uno studio, fatto su un campione di ottanta galgo rescue, adottati in Italia ho avuto modo di vedere diverse tipologie caratteriali e diverse problematiche. Perché, come ovvio, all’interno della stessa razza i singoli individui mantengono proprie specificità, anche caratteriali. La genetica conta in parte. I proplemi che spesso accomunano questi cani sono quelli legati alla deprivazione e ai maltrattamenti. Per deprivazione si intende cani che non hanno alcun bagaglio di esperienza e che non sono stati messi nelle condizioni di affrontare le normali situazioni della vita. Le problematiche sono quindi quelle legate alla vita in casa e alle paure relative (scale, passare entro a porte, rumori, oggetti…) e quelle relative alle interazioni con oggetti, persone e animali. Spesso sono spaventati, a volte fobici. Hanno paura principalmente di uomini (comprensibile dal momento che i Galgueros sono uomini e non vanno molto per il sottile) e non sanno come approcciarsi con gli altri animali, se non predando. Come anticipavo però, non tutti i cani hanno lo stesso approccio e le stesse problematiche. E’ sempre difficoltoso (e a volte pericoloso) definire una razza e le sue caratteristiche.
Quali consigli ti senti di dare a chi ha appena adottato o pensa di adottare un galgo proveniente dalla Spagna?
Informarsi. La storia e le condizioni di vita di questi cani innescano in un potenziale/futuro adottante un sentimento fortissimo di riscatto, rivincita sulla vita. E va benissimo, l’aspetto emozionale è sacrosanto. Bisogna poi però capire che la adozione la si fa per aiutare il cane e si deve essere pronti a sostenerlo e aiutarlo nelle sue difficoltà. La informazioni che spesso si reperiscono in rete o tramite le associazioni sono parziali. Stereotipi caratteriali e caratteristiche comportamentali alle quali molti soggetti sfuggono. Per questo ho deciso di affrontare un lavoro per analizzare il “e poi?, come è andata?” in modo da poter fornire dati su quanto gli adottanti si sono trovati a dover gestire una volta fatta l’adozione. Poi, come è ovvio, puoi prepararti e sentirti pronto quanto vuoi… la pratica è altro. Il consiglio principale è quello di provare a organizzarsi per affrontare qualsiasi situazione, anche quelle non previste. Serve però conoscenza e magari una guida. L’amore spesso non basta.
Quando una persona ha adottato un galgo ed è in difficoltà, a chi si dovrebbe rivolgere?
Non è così semplice. Non è così immediato capire se il cane è in difficoltà. Bisogna distinguere tra problema del proprietario e problema del cane. Per assurdo, un cane che sta emotivamente male e che si congela non osando reagire a situazioni nelle quali viene immerso (es. interazione con persone, cani, posti affollati, rumorosi…) non crea problemi al proprietario eppure non è sereno. Una figura qualificata come un educatore cinofilo, può fungere da “interprete” rivelando ai proprietari le difficoltà del cane. Poi ovviamente è il caso di contattare un educatore quando i problemi sono espliciti ed evidenti. Le associazioni a volte seguono il post adozione e danno indicazioni di massima ma sono convinto che il loro lavoro sia altro. Occuparsi di adozioni e occuparsi di educazione sono cose diverse che implicano conoscenze e percorsi professionali diversi. Ciascuno deve occuparsi bene di quello che sa fare ed è preparato per fare, senza ingerenze. Per questo motivo non mi sento di consigliare alcuna associazione alla quale rivolgersi per una futura adozione. . Il mio lavoro ed il mio impegno si aggancia successivamente all’opera delle associazioni. Ciascun aspirante adottante può appoggiarsi al progetto che lo rappresenta di più.
Ringrazio Luca Finazzo per il tempo che ci ha dedicato e per le foto contenute in questa pagina, che sono di sua proprietà.
Invito i nostri lettori a visitare con attenzione il sito del suo centro cinofilo, lo studio fatto da Luca su oltre 80 galgo adottati: lo trovate alla pagina http://myfido.webnode.it/spagna-italia-solo-andata
Grazie Luca.
Namasté
Marco Benini
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